Storia

Conza, città importante in età romana e altomedievale, decadde in età moderna anche a causa dei frequenti terremoti che ne decimarono la popolazione. Uno tra i più disastrosi nella sua storia fu quello del 25 ottobre 990, ricordato da molte fonti, dopo il quale la città «restò per metà adeguata al suolo, né da quel tempo è più risorta». Ciò che restava dell'antica Compsa finì per raccogliersi su una collina, con le case raggruppate l'una sull'altra intorno al castello. Il territorio circostante, ricco di acque, boschi e cacciagione, con terreni fertili coltivati a grano e a vigneto, forniva risorse più che sufficienti alla piccola comunità.

La città fu sede vescovile dal VI secolo, prima diocesi suffraganea di Salerno e in seguito, dall'XI secolo, sede arcivescovile metropolitana. L'arcivescovo possedeva inoltre le abbazie di Santa Maria de Foris e di San Mauro (nei pressi di Buccino), i feudi rustici di Cisterna, Cerrutolo e Castiglione de Comitissa (vicino Calitri), Castiglione de Murra (nei pressi di Morra), il casale di Mauriello (presso Pescopagano), la terra di Torricella (nell'agro di Buoninventre), il casale di Boiara (presso Teora) e l'abbazia di Santa Maria in Elce (a poca distanza da Calitri). Infine, fuori della diocesi, appartenevano alla Mensa arcivescovile anche l'abbazia di Santa Venere con il feudo di Palorotondo.

Alla fine del XV secolo Conza aveva perso l'importanza avuta nei secoli precedenti, ma conservava numerose memorie degli antichi splendori. La città, che apparteneva ai Gesualdo con il titolo di contea, era circondata da una potente cinta di mura, le strade conservavano la pavimentazione di età romana, oltre a diversi ruderi di edifici antichi; sulla sommità della collina sorgeva il palazzo baronale, «con membri assay», disposto intorno a un cortile, dal quale si accedeva anche al vicino giardino, coltivato in parte a vigneto e in parte a frutteto. Il palazzo era quasi sempre abbandonato, poiché a causa del clima poco salubre della città i feudatari preferivano abitare nei castelli di Gesualdo o di Calitri, più comodi in tempo di pace e più sicuri in tempo di guerra. Nemmeno gli arcivescovi di solito risiedevano a Conza, bensì a Santomenna (d'inverno, per il clima più mite) o a Sant'Andrea (d'estate, per il clima più fresco); in ognuno di questi due casali, sui quali la Curia esercitava la giurisdizione, sorgeva un palazzo arcivescovile.

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